26 luglio 2019
“Il Partito democratico deve rialzare la testa e tornare a essere orgoglioso delle proprie idee. A patto, pero’, che il partito abbandoni i conflitti interni e si concentri su una rinnovata visione del mondo, in grado di attraversare tutto il Paese e di riportare le persone a guardare ancora una volta a sinistra”.
Ecco l’intervista che ho rilasciato all’agenzia Dire.
– Con l’assemblea di alcuni giorni fa, finalmente il Partito democratico lancia la discussione sul suo Statuto. Parte dunque una nuova fase?
– E’ certamente cosi’, e lo testimonia il lungo applauso che la platea ha rivolto a Zingaretti alla fine di un intervento molto forte, in cui il segretario ha detto chiaramente che cosi’ com’e’ il Partito democratico non serve all’Italia, prima che a noi. Quel consenso e’ arrivato grazie alla serieta’, alla credibilita’, ma anche alla speranza di vedere un treno, quello del Pd, rimettersi in moto. Un altro dato importante e’ la costituente delle idee lanciata da Zingaretti: un viaggio lungo tutto il Paese che coinvolgera’ associazioni, sindacati, citta’ e giovani, ai quali piu’ volte il segretario ha fatto riferimento, cosi’ come alla sfida ambientale che sottendera’ tutte le nostre scelte. Personalmente, credo che ci sia bisogno di una premessa ideale e culturale, perche’ la nuova sinistra nell’Italia e nell’Europa di oggi deve ritrovare le sue motivazioni ideali e culturali, una visione del mondo che, se non spaventa nessuno, chiamerei ideologica.
– Come riassumerebbe queste motivazioni ideali e culturali?
– Il mondo e’ profondamente cambiato negli ultimi vent’anni, la ricchezza si e’ enormemente concentrata e la poverta’ e’ aumentata. Tornare a seguire i nostri ideali non sara’ un pranzo di gala. Non bastera’ presentare una mozione in Parlamento o unaproposta di legge. Avremo bisogno di un grande conflitto sociale, perche’ questa distribuzione della ricchezza ha avuto e ha delle caratteristiche inedite e difficili. È da qui che nasce la rabbia di cui la Lega si sta nutrendo, trasformandola in odio. Ma si tratta di un processo che va fermato. Per questo, invito tutti
noi, indipendentemente se si sia sostenuto Zingaretti o no, ariscoprire un amore per questo Paese in maniera disciplinata, senza cercare sempre di riempire i giornali con proposte a volte estemporanee. Il grande e variegato popolo della sinistra siaspetta da noi coerenza, e mi pare che il nostro segretario sia partito bene.
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http://nr1.dire.telpress.it/news/2019/07/26/2019072603091406804.MP4
– Tuttavia, proprio sui giornali si leggono ancora divisioni forti all’interno del partito, da ultima quella tra Franceschini e Renzi. Che cosa ne pensa?
– Nel merito, penso che, come ci ricordano personalita’ come Bettini, Cacciari e Carofiglio, una forza politica di minoranza, come il Partito democratico oggi, deve avere la capacita’, l’intelligenza e la tattica di dividere il fronte avversario, e non compattarlo. Detto questo, trovo non utile la discussione sul passato che Franceschini ha riaperto. Personalmente, credo che non potevamo andare al governo e quell’intervista peccava di un certo strabismo, rischiando di far credere che il Pd e’ sempre pronto a governare, ma non e’ cosi’. Ci sono varie forme per avere una funzione di governo. Oggi abbiamo bisogno di riprendere l’empatia con il Paese, in particolare con gli strati popolari e con il mondo del lavoro, che conta 16 milioni di persone.
– Da dove partire, allora? Che cosa deve contenere questa costituente delle idee?
– E’ un’iniziativa importante, un nuovo programma di giustizia e uguaglianza sociale, di investimenti e creazione di ricchezza e lavoro dentro la grande cornice della sostenibilita’ ambientale. Zingaretti da questo punto di vista e’ stato chiarissimo. Aggiungo che dobbiamo ripartire dalle citta’, che sono sempre il paradigma del moderno. Abbiamo avuto una stagione di amministratori straordinari che da un po’ di tempo abbiamo smarrito. Ecco, si discute molto di federalismo, ma io penso che la proposta attualmente in campo sia sbagliata. Avremmo bisogno di una idea completamente radicale, rilanciando noi un nuovo federalismo che porti con se’ un rinnovato assetto del Paese. Ad
esempio, siamo proprio sicuri che all’Italia servano 20 regioni? E poi c’e’ la grande questione della riforma istituzionale della Capitale. Per quanto riguarda la costituente, e’ necessario che arrivi a piu’ persone possibili aiutandole a ritrovare, insieme a noi, una grande visione generale. A che cosa serve la politica oggi? Quali sono le ragioni per guardare a sinistra se non quella di riscoprire un grande strumento di liberazione umana dalla paura, battendosi per una societa’ migliore? Per questo serve una premessa culturale di cui dovremmo discutere da nord a sud. Con una certezza: siamo di nuovo in campo e adesso e’ tempo di rialzare la testa, anche di fronte alle infamanti accuse che Di Maio ci ha rivolto dipingendoci come il partito di Bibbiano. Ma con chi pensa di parlare? Ecco, e’ ora di tornare a essere orgogliosi delle nostre idee e di coinvolgere migliaia di giovani in questo nuovo cammino.
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Scritto da Redazione
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