18 maggio 2019
Dal Piano per l’Italia lanciato dal segretario Nicola Zingaretti al gesto immenso del cardinal Krajewski, fino alle prospettive future del nuovo Partito democratico, che deve tornare nelle periferie. Ecco la mia intervista con l’agenzia di stampa Dire, in cui faccio il punto sulle prossime elezioni Europee, certamente le piu’ importanti dal dopoguerra a oggi.
– Lavoro, ambiente, sviluppo, istruzione. Zingaretti lancia il suo Piano per l’Italia e si tiene pronto a una ipotetica crisi di governo. Che cosa ne pensa?
“La trovo una cosa molto buona e forte. Sono contento che Zingaretti stia dando una fisionomia piu’ netta a questo nostro nuovo Pd, e sottolineo ‘nuovo’. Ovviamente, sono contento in particolare della forte attenzione al mondo del lavoro. È un tema che mi sta molto a cuore, perche’ oggi oltre all’enorme disoccupazione giovanile, il rischio e’ di lavorare ed essere poveri. Parliamo di uno dei fenomeni della globalizzazione che in questi ultimi 10 anni non sempre la sinistra ha interpretato felicemente, e infatti e’ in difficolta’ in Italia e in tutta Europa. L’ipotesi di Zingaretti abbatte il costo del lavoro dando sollievo alle lavoratrici e ai lavoratori, ma vorrei anche sottolineare il sollievo per le imprese, a cui diamo una risposta piu’ giusta e piu’ duratura rispetto a quella di Salvini, dettata dalla paura. Se rilanciamo un’economia verde, a cui aggiungo il made in Italy, e dunque l’Economia della bellezza, formata da turismo, cultura e cibo italiano, possiamo inaugurare un nuovo new deal, che significa un grande riscatto”.
– Il 26 maggio si vota per le Europee. Queste ricette possono valere anche in quel contesto?
“Non c’e’ dubbio. Una delle cose migliori che Zingaretti ha gia’ prodotto e’ un clima nuovo non soltanto dentro al Pd, ma anche all’esterno, con una lista per le Europee fatta di persone molto fresche e competenti. Questa crisi economico-sociale, che purtroppo non sara’ breve perche’ i tassi di crescita saranno molto bassi, ci imporra’ di mettere in campo tutta la nostra fantasia per battere la paura che ci sara’ nei prossimi anni in Europa, alimentata da forze come Salvini e Le Pen. Credo che il nostro segretario faccia molto bene a proporre un fronte largo, lui dice da Macron a Tsipras, e ho la sensazione che anche in Germania ci sia una riflessione in questo senso. Dobbiamo vincere
in Europa con uno straordinario piano di investimenti pubblici e privati, concentrandoci su alcuni temi: l’assetto idrogeologico, l’economia verde e la manutenzione urbana. Giudico queste le piu’ importanti elezioni Europee dal dopoguerra, perche’ possiamo rilanciare l’idea di una grande fiducia. Di Zingaretti ho apprezzato molto anche la proposta sulla scuola e l’assistenza alle famiglie meno abbienti dall’asilo nido all’Universita’. Per noi e’ una rivoluzione, non l’avevamo mai detta cosi’ chiaramente: garantire la capacita’ d’istruzione vuol dire riprendere quell’idea di ascensore sociale che ha fatto la grandezza del nostro Paese nel dopoguerra e che ha permesso ai
figli dei ferrovieri di diventare dottori”.
– Dall’altra parte, pero’, c’e’ una forza politica che ogni giorno fa propaganda contro i migranti e i rom, soffiando sul fuoco delle paure delle persone. Sono sufficienti queste misure per fermare questa deriva in Italia e in Europa?
“Naturalmente Zingaretti ha ereditato una situazione difficilissima, ma ci sono stati dei fatti importanti in questi giorni che fanno respirare un’aria nuova. Segnalo per esempio migliaia di studenti, e non solo, alla Sapienza lunedi’ ad accogliere il sindaco Lucano, e poi il gesto immenso del cardinale Krajewski, che di fronte al disagio e alla poverta’ di tante famiglie e’ andato oltre il confine tra legalita’ e illegalita’. Quando ha affermato che non lasceremo solo alla Chiesa la lotta alla poverta’, Zingaretti ha dato perfettamente l’idea del fronte largo a cui pensa. Il Partito democratico sta facendo la sua traversata nel deserto, certo, ma ci sono segnali importanti, tra cui anche la riapertura di una sezione del Pd a Casal Bruciato. Io andro’ e dovremo essere in molti, perche’ e’ un gesto simbolico e di grande contenuto. Il segretario sa che dobbiamo quasi ricostruire dalle fondamenta il nostro partito, soprattutto nel Centro Sud”.
– Che prospettive ha il nuovo Partito democratico, qual e’ il suo futuro?
“Il nuovo Partito democratico deve tornare ad ascoltare le persone e le diverse realta’, deve riavvicinarsi a forme di volontariato, di servizio civile e di prestazione di servizi. Il tutto, con una disciplina interiore e anche chiedendo a tanti ragazzi figli della borghesia di mettersi in gioco. Come racconta la storia del Partito comunista italiano e del Partito socialista, che hanno chiesto ai loro giovani di impegnarsi nelle periferie. È capitato a me nel 1977, quando mi iscrissi al Pci e dal centro di Roma, dove abitavo, mi mandarono a Labaro e Prima porta. Eravamo mossi, pero’, da esempi, come Berlinguer, e un’idea potente di giustizia. Come me, tanti altri giovani contribuirono a far diventare quei luoghi l’anticamera delle grandi conquiste di Roma, da Argan a Petroselli e Vetere. Penso che sia giusto chiedere a tanti ragazzi e ragazze di impegnare un po’ del loro tempo per cambiare il mondo. È necessario inverare finalmente l’articolo 3 della Costituzione che dice di rimuovere gli ostacoli che impediscono a tanti ragazzi e ragazze di potersi realizzare. Serve pero’ una visione del mondo e dell’Italia. In questo senso, l’ultimo libro di Goffredo Bettini, Agora’, e’ una delle cose piu’ dense e belle che abbia letto. Senza dimenticare i tanti eroi silenziosi, come i sindaci, i medici, gli infermieri, i Vigili del fuoco, i poliziotti, i giudici e tutti quei professionisti che formano un’Italia di persone perbene. Persone che magari in questi anni il Partito democratico ha perso, ma alle quali oggi possiamo chiedere fiducia guardandoci negli occhi, per riaffermare un orizzonte per una societa’ piu’ giusta e armonica”.
Scritto da Redazione
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