8 marzo 2017
La terra raccontata dalle donne protagoniste come metafora della vita, con le sue sofferenze e difficolta’. E’ questo al centro del racconto di Giulia Merenda, autrice del documentario ‘Terra Terra’, nato dal progetto didattico all’interno della casa circondariale femminile di Rebibbia per formare e qualificare le donne degli istituti penitenziari dove e’ presente un’azienda agricola. Un’iniziativa realizzata anche grazie al contributo dell’Arsial, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio guidata da Antonio Rosati che ieri ha assistito alla proiezione di ‘Terra Terra’ al Maxxi. “Questo film e’ una straordinaria testimonianza del fatto che tutti abbiamo diritto a una seconda possibilita’- ha detto a margine della proiezione- Sono delle donne che hanno certamente sbagliato, ma che adesso si trovano in un grande percorso umano, culturale e lavorativo. Con le esperienze concrete con cui la societa’ tende una mano, gli uomini e le donne cambiano. Guardando questo documentario si comprendono i drammi, le paure e le ansie di queste donne”. Rosati ha poi tenuto a “ringraziare pubblicamente la direttrice del carcere, che a mio avviso si rileva non solo una donna di grande preparazione ma anche lungimirante. L’Arsial e’ stata accanto a questo progetto perche’ si parla di terra e di prodotti agricoli. Ma non solo, perche’ la terra richiama anche alle radici e al ritorno a certi principi che diventa metafora nei momenti di smarrimento di ognuno di noi. Ci ha fatto piacere anche dare un contributo tecnico- ha aggiunto- e daremo anche un contributo per l’acquisto di alcuni macchinari per realizzare marmellate e formaggi. Quella di ‘Terra Terra’ e’ un’esperienza meravigliosa che ci conferma come il lavoro riempie la dignita’ umana. Queste donne hanno una speranza in piu’. Solo per questo-ha concluso Rosati- vale la pena”.
Scritto da Redazione
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